Smottamento dello scenario politico dovuto alla pandemia COVID-19
a cura di FB&Associati
L’insorgenza dell’allarme COVID-19 domina la vicenda pubblica italiana. La portata delle questioni in campo è suscettibile di modificare, anche in profondità, i rapporti di forza e le tendenze elettorali in sede politica. Interessante analizzare le logiche tattiche che presidiano i posizionamenti delle forze politiche italiane.
- Il clima politico nel Paese è di forte apprensione, per il Governo la gestione dell’emergenza coronavirus rappresenta una prova fondamentale: il suo destino politico dipende infatti dall’abilità che riuscirà a dimostrare in questo convulso frangente. Laddove il suo rendimento corrispondesse alle aspettative dell’opinione pubblica potrebbero schiudersi, infatti, margini di consenso Viceversa, una gestione ritenuta carente condurrebbe in un modo o nell’altro alla conclusione dell’esperienza di governo.
- La gestione pubblica della crisi rivela una piena assunzione di responsabilità da parte del presidente del Consiglio, Conte. La forte torsione impressa a livello comunicativo, con una esposizione pubblica costante, sembra destinata a modificarne – nel bene o nel male si vedrà – la reputazione e quindi l’importanza nello scenario politico.
- In questo quadro il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico hanno prediletto un profilo pubblico basso, limitandosi a respingere le invettive della Lega. Discorso diverso riguarda invece il segretario di Articolo Uno, Speranza, la cui forte proiezione esterna è da ricondurre al suo incarico di Ministro della Salute.
- La scelta di Conte di scommettere tutto il suo capitale politico su questa emergenza non è sfuggita a Renzi e Salvini, da tempo persuasi dell’opportunità di porre fine a questa esperienza di governo per dar vita ad un nuovo esecutivo. Italia Viva pur lasciando sopire le tensioni politiche con gli alleati, che nell’ultima fase sembravano preludere ad una vera e propria crisi di Governo, ha scelto di rimarcare i presunti errori di comunicazione di Conte nella gestione pubblica dell’emergenza.
- Salvini, invece, rotta l’union sacrée politica, posta a protezione dell’esecutivo chiamato ad affrontare l’emergenza, ha tentato la via del governo di «larghe intese» raccogliendo la temporanea adesione della stessa Italia Viva, nel volgere di poche ore è toccato all’On. Nobili il compito di «aprire» e «chiudere» a questa ipotesi, e di Carfagna di Forza Italia. Un tentativo rivelatosi velleitario alla luce del secco diniego di Meloni e, come prevedibile, di Pd e M5S.
- Mai come in occasione di questa emergenza l’opposizione è apparsa quindi divisa. Nel rapporto col Governo e nei toni a esso riservato la distanza tra la Lega e gli alleati del centro-destra è stata ragguardevole. Berlusconi e Meloni in particolare, desiderosi di accorciare il divario elettorale con la Lega, hanno fatto mostra di quel piglio «responsabile», improntato all’equilibrio e alla misura, per il quale Giorgetti è da mesi impegnato in casa Lega.
- Con la decisione del Governo di chiudere le scuole si è proceduto quindi col rinvio del referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari fissato per il 29 marzo prossimo. Inoltre, c’è stato anche un rinvio dei numerosi test regionali (Campania, Puglia, Toscana, Liguria, Marche; Valle d’Aosta).
- Conseguenza del rinvio del referendum, con annesso disegno dei collegi ad eventuale esito positivo, è l’ulteriore differimento della prima finestra utile per le elezioni politiche a ridosso del c.d. semestre bianco nel 2021.
L’emergenza coronavirus, dunque, scuote in profondità il sistema politico italiano schiudendo, almeno temporaneamente, inattesi margini per nuove iniziative e confutando assunti cardine del discorso pubblico. In un contesto comunicativo contrassegnato da un’eccessiva circolazione di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, nel quale le percezioni prevalgono sul merito, l’oscillazione tra sopravvalutazione e sottovalutazione del fenomeno, cifra vera della lettura data dalla prevalenza di forze politiche e media in queste settimane e in conseguenza del contraddittorio posizionamento pubblico, getta tuttavia un’ombra sulla credibilità complessiva del sistema politico. Quel sentimento di ripulsa per le classi dirigenti, da intendersi in maniera lata, già così forte nel nostro Paese e che si è soliti individuare quale humus culturale di fenomeni impolitici, in questo quadro nel medio periodo potrebbe crescere ancora.
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