SETTORE DELLE DUE RUOTE: LA CONTRAFFAZIONE VIAGGIA ONLINE.
Presentati in EICMA i dati del progetto di INDICAM e Confindustria ANCMA
di Lucia Toffanin
È stato presentato in occasione della 78° edizione di EICMA (Esposizione Internazionale delle Due Ruote) uno studio sulla contraffazione online promosso da Confindustria ANCMA e INDICAM: l’indagine, realizzata da FUB (Fondazione Ugo Bordoni) e DCP (Digital Content Protection) su un campione di undici aziende del settore due ruote (motocicli, biciclette e componentistica) ha monitorato la presenza di contenuti illeciti, per contraffazione di marchio e design, su quindici marketplace elettronici B2B, B2C e C2C e su tre primari motori di ricerca. INDICAM e ANCMA hanno condiviso un percorso comune con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza nel settore produttivo delle due ruote e tra i decisori pubblici dell’importanza di una tutela strategica e strutturata della proprietà intellettuale. Lo ripetiamo spesso: la proprietà intellettuale è un asset che riveste sempre maggiore rilevanza nelle economie dei Paesi avanzati, più IP significa più investimenti, più occupazione e di qualità con salari più alti, più incidenza sul PIL.
Tuttavia, a cosa servono gli investimenti delle aziende, titolari dei diritti di IP, se dall’altro lato della medaglia vediamo il preoccupante peso della contraffazione e dei traffici illeciti di prodotti contraffatti, con una crescita esponenziale nel mercato online? Cosa stanno facendo e cosa possono fare le aziende per proteggere i loro prodotti, i loro investimenti, i posti di lavoro e quindi il sistema socio-economico italiano? E le istituzioni? Hanno piena consapevolezza dei rischi, oltre alle evidenti opportunità, legate alla crescita esponenziale dell’e-commerce? Come intendono tutelare i titolari di diritti e l’economia legale nel mercato online?
Soprattutto nel caso di aziende di dimensioni minori, gli investimenti necessari per la protezione, monitoraggio e rimozione dei falsi online incidono molto sulla bilancia delle uscite. Tuttavia, la mancanza di una cultura attenta di prevenzione e di corretta data analysis rischia di lasciare sostanzialmente libera l’offerta online di prodotti contraffatti, un vero e proprio “far-web”. Per questo è nato questo progetto che vede la sinergia del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’Ufficio UIBM, INDICAM e ANCMA, con il fondamentale lavoro di monitoraggio e analisi di FUB e DCP. I dati che sono stati raccolti e confluiranno in un report di prossima pubblicazione sono chiari e purtroppo non sorprendono gli addetti ai lavori, trovandosi in linea con le stime della contraffazione per le altre categorie merceologiche.
Ancora una volta questa è stata l’occasione per accendere un faro sul fenomeno perché, se pure parliamo di un progetto pilota, il modello è replicabile per qualsiasi categoria merceologica! Nel concreto cosa serve al settore produttivo?
Innanzitutto, che l’adozione del DSA sia veramente a tutela dei contenuti e dei prodotti online così com’era nel suo scopo iniziale. Non possiamo accettare che da più parti, anche del mondo Accademico e Istituzionale, si dica che “serve un testo di compromesso” e è a rischio la libertà di espressione: il DSA non vuole imprigionare l’attività delle piattaforme ma regolarla per porre un freno al commercio illecito online. E poi serve una proposta concreta di incentivo, soprattutto alle PMI, per dotarsi di sistemi e servizi di brand protection perché vengano tutelati i diritti dei brand owners e si accresca la cultura dell’IP non vista solo come una spesa, ma come un investimento per l’intero sistema produttivo.
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