DSA CONSULTATION: THE TIME IS NOW!
di Claudio Bergonzi
Quale immagine associate all’online commerce? Noi, più spesso e per una sorta di “deformazione professionale”, abbiniamo il tema legislativo.
È noto a tutti che gli attuali schemi normativi, ossia la Direttiva 31/2000 e la legge nazionale 70/2003, sono quadri di riferimento obsoleti e superati dall’attuale modello stesso di business delle piattaforme online. Non è voler essere “contro” per forza, si tratta di prendere atto di una serie di verità oggettivamente innegabili, e non perché le dico io.
I fatti sono questi, solo per citarne alcuni: nel 2000 internet era ben poca cosa rispetto a oggi; le nostre vite non erano inscindibilmente connesse, e qualche sfortunato quanto improvvisato vate preconizzava uno scarso successo all’online. Era l’epoca in cui, come ripeto spesso nei vari convegni in cui sono chiamato a parlare del tema, la connessione era contraddistinta da quel rumore strano ed inconfondibile del modem quanto da una precarietà che oggi riterremmo impossibile da sopportare. Non esistevano schermi touch su cui far passare ore a generazioni diverse di utenti, e nemmeno c’era la benché minima possibilità di acquistare quasi ogni genere di prodotti per vederseli recapitare a casa in poche ore.
Insomma, lo scenario nel quale si mosse il legislatore era questo. E occorre dargli merito di aver comunque scritto una serie di principi che per certi versi sono validi nella loro ossatura. Ciò che non poteva prevedere era che il web, nato per antonomasia come area di libero scambio, in realtà avrebbe visto enormi players crescere e diventare giganti con un ruolo di snodi fondamentali della rete. E che il principio di quasi totale esenzione di responsabilità prevista per gli operatori online avrebbe portato a disequilibrare nettamente il campo dei diritti, dei doveri e della diligenza.
Non si poteva certo pensare, nel 2000, che 20 anni dopo un solo soggetto, Google, avrebbe gestito l’85% del traffico della rete. Nemmeno si poteva sognare che in Cina ci sarebbero stati almeno 800 milioni di individui che ogni giorno avrebbero comprato dei beni o servizi online. E quanto beneficio questo porti, beh non sta a me dirlo.
Veniamo accusati, talvolta, di essere dei nostalgici del tempo che fu, come a voler essere ancorati a un mondo fisico in cui l’online sia “un fenomeno” e non un modo di vivere. Beh, niente di più sbagliato. Noi di INDICAM amiamo il progresso, siamo paladini dell’innovazione, e siamo sostenitori accaniti dell’online perché siamo consumatori digitali. Proprio per questo siamo a favore da anni dell’urgenza di rivedere le norme sull’online. I tempi, sotto la Commissione Juncker, non sono mai maturati per aprire finalmente le fasi di revisione. Troppo timida la vecchia Commissione rispetto all’arrembante spavalderia di operatori online che in più riprese avevano messo sotto pressione gli organi comunitari con azioni spericolate e tracotanti di lobbying. Con la presidente von der Leyen, invece, l’Europa sembra voler riprendersi un ruolo sfuggito di mano, anche nel digitale. Il tema del Digital Services Act, ossia un pacchetto che segni la ripresa Europea di un ruolo primario, è centrale nella vita Europea e a noi, come professionisti, interessa soprattutto la materia dell’e-commerce. Ecco perché l’occasione che abbiamo davanti nelle prossime settimane è cruciale. Unica.
Si tratta di dire la nostra. Per anni le imprese hanno cercato di far sentire il loro grido di dolore, di impotenza nel contrasto alla contraffazione online davanti alla passività degli intermediari online. Per anni abbiamo, anche insieme, cercato interlocutori che capissero il problema e volessero alzare il tono della discussione con noi. Per anni ciò non è accaduto. The time is now! Adesso abbiamo la consultazione sul DSA aperta. In fondo a questo articolo trovate il link per completarla.
È utile farlo, è necessario uscire da una timida posizione che dopo le grida di lamento abbina poca azione. Perché anche noi titolari di diritti dobbiamo ammettere che non siamo particolarmente attivi quando si tratta di agire compatti. Dobbiamo riconoscere che ogni consultazione, ogni impact assessment aperto in Europa vede il baldanzoso arrembaggio degli operatori online, mentre poi, molto dopo e con numeri nettamente diversi, arriva la timida e prudente presenza dei right holders.
Anche a giugno, consultazione su impact assessment relativa al DSA, sono stati nettamente più numerosi nelle risposte i player digitali delle imprese. Siamo noi a guidare il cambiamento, non possiamo attendere che qualcuno se ne occupi. Numericamente non siamo nemmeno paragonabili ai pochi operatori online. Loro sono forti ad alzare la voce, noi siamo molti e produciamo reddito, tasse e posti di lavoro in Europa. Con gli intermediari che a parlare almeno dei primi due punti sono in imbarazzo. Eppure qualcosa frena sempre una massiccia partecipazione. L’Europa ora ha avviato un processo di revisione di quella norma che tante volte abbiamo denunciato come inefficiente. Bene, ora l’Europa ci dà voce per esprimere il nostro punto di vista su cosa funzioni e cosa no. The time is now! Solo ora e mai più, non lasciamoci sovrastare da pochi che ancor meno rappresentano per le nostre economie. Facciamo presente il nostro pensiero, protagonisti del cambiamento che vogliamo e che sappiamo disegnare. La consultazione è aperta, diamoci da fare. Meno timidezza, meno fatalismo, ma questa volta agiamo con una sana e ferma volontà di vedere le cose cambiare.
Per maggiori approfondimenti: Consultazione pubblica EU
https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_20_962
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