TUB A MILANO, COME FARSI MALE DA SOLI
di
di Claudio Bergonzi
Per anni Milano è parsa la città ideale per sostituire la sede inglese del Tribunale Unificato dei Brevetti.
La capitale industriale e finanziaria di un Paese che è la quarta forza Europea per brevetti registrati, la terza economia comunitaria non poteva che essere il luogo più adatto. Un luogo, Milano, dove la tutela dell’IP è stata spesso contraddistinta da un’attenzione alta e foriera di ottimi risultati.
La città che rappresenta una fetta importante di PIL nazionale, un luogo che anche in Europa ha uno dei redditi pro capite più alti.
Questi e molti altri argomenti sono validi per sostenere che l’Italia, che Milano, avevano ogni carta da giocarsi per raccogliere l’eredità inglese e portare sul suolo patrio la sezione del TUB.
Una valida serie di motivi in cui, però, non si considerava la variabile più imprevedibile, la cosiddetta scheggia impazzita che può far danni quando ci si rilassa. E questo elemento imponderabile è l’attuale Governo. Non olandese, non francese, nemmeno tedesco; insomma nessuno di quei “nemici” che tante volte si vogliono dipingere come tali per nascondere carenze varie. No nessuno di loro, sto parlando del Governo del nostro Paese.
La prima mossa, evidentemente politica interna alla maggioranza, è stata in sordina avanzare la candidatura, oltre che di Milano, di Torino. Certo, antica capitale del regno. Certo, antica capitale industriale del Paese. Certo, sede di un Tribunale sempre attento sui temi IP. Ma lo dice la basica regola della competizione; se presenti due reginette al concorso di bellezza, rischi che nei giochi della distribuzione dei “premi”, resti senza nemmeno una medaglietta.
Evidente, tuttavia, voler appoggiare da parte di uno dei partiti di maggioranza la città retta da giunta di analogo “colore”, contro una città a giunta diversa, seppur di un’altra forza di Governo, tuttavia da far ritornare entro i ranghi. E se poi si conta che la suddetta città è capoluogo di una Regione retta da giunta di nemici (seppur ex-alleati nelle logiche perverse di una legge elettorale quanto meno discutibile), ecco che si spiega la mossa “senza senso” torinese.
Poi, però, non ci si è limitati a questo. Perché il nostro Governo, improvvisamente attento alle cose tedesche, ha deciso di attendere che il processo di ratifica tedesco del Trattato su UP sia concluso, per avanzare una candidatura (Milano? Torino? Altro?) ufficiale. Senza contare che a quel punto tutto sarà stato giocato. Che a quel punto Amsterdam o Parigi, forti già ora di un sostegno compatto dei rispettivi Governi, avranno raggiunto la finale del concorso di bellezza.
E non si dica poi che è colpa di francesi o olandesi. La colpa vera è della politica che per giochi di compensazione, di riduzione dell’altrui peso, vuole giocare sulla pelle altrui.
Perché a noi non interessa se Torino ha giurato odio a Milano dopo lo scippo delle Olimpiadi 2026 (Ma a ben vedere, che colpa ha Milano della decisone del CIO basata su un dossier imparagonabile con quello piemontese?). Nemmeno ci interessa se un partito di maggioranza vuole prendersi la rivincita su un altro partito di maggioranza buttando a mare un’occasione unica.
E nemmeno ci interessa del valore economico dell’operazione, che quanto mai ora, nel post-Covid, sarebbe una boccata di speranza per una Milano devastata e ferita, ma siamo allibiti di fronte a quanto l’IP Italiano perderebbe. A quale ruolo si potrebbe avere e quale rischio di danno si corra. A quale riconoscimento sarebbe stato avere l’ufficio in Italia per imprese, professionisti, sistema.
Accettare passivamente questo “balletto” sulle nostre (si, nostre di noi professionisti dell’IP) vicende non sarà ciò che faremo. Il Governo, nella sua collegialità, dovrà ricevere da noi, mondo dei diritti e delle imprese che auspichiamo, per una volta, unito, un fermo messaggio di richiamo a prendere una posizione, che sia questa: Milano è la migliore candidata e la sua posizione deve essere sostenuta subito e con forza.
Ognuno deve porre la sua massima attenzione a questo tema se teniamo a un IP “Italiano” che può crescere ancora come considerazione e come tutela. Noi lo facciamo; INDICAM è attiva in queste ore valutando una serie di azioni di cui sarete tenuti informati. Dateci anche voi supporto, spunti e idee e restate aggiornati. Quanto mai ora è necessario non lasciare passare passivamente questa serie di errori governativi e di rivendicare il ruolo dell’IP!
Diffondiamo una cultura dell’acquisto originale
Scopri le attività di INDICAM e le collaborazioni con i vari stakeholder nazionali e internazionali.