Fake is dangerous
di Mariachiara Anselmino
È di recente pubblicazione l’ultimo rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) sul commercio di beni contraffatti che pongono rischi per la salute, la sicurezza e l’ambiente.
Lo studio, basandosi su un set di dati riferiti a sequestri, ulteriori informazioni di enforcement e interviste con esperti del settore, mira ad offrire uno spaccato sull’entità e la portata dei falsi pericolosi.
Un importante richiamo a non sottovalutare i rischi che questo mercato illecito pone ad una molteplicità di stakeholder e al benessere del pianeta.
Il rapporto evidenzia come i prodotti di abbigliamento, i pezzi di ricambio per automobili, i dispositivi ottici e del settore medicale, nonché i prodotti farmaceutici, sono i prodotti contraffatti pericolosi più diffusi, con tre quarti di sequestri riferiti a beni provenienti da Cina (55%) e Hong Kong (19%) e destinati a Unione Europea e Stati Uniti.
Ancora una volta si conferma, sulla spinta incessante del commercio digitale, il ricorso massiccio a spedizioni parcellizzate, che rendono difficoltoso il controllo e il fermo da parte delle autorità di enforcement, e che diventano un canale privilegiato anche per la movimentazione di prodotti contraffatti pericolosi soprattutto per i settori della cosmetica, dell’abbigliamento, dei giocattoli e dei pezzi di ricambio delle automobili.
Anche nell’online, la Cina rimane il principale paese di provenienza dei prodotti a rischio (75%).
Gli stravolgimenti causati dalla pandemia da Covid-19 hanno impattato fortemente sulle filiere produttive e le catene di approvvigionamento, causando una reale disruption nell’offerta e accesso ad un ampio ventaglio di prodotti, comportando, d’altro lato, un aumento della domanda di beni contraffatti.
In secondo luogo, la recente crisi ucraina e le conseguenti sanzioni inflitte da Unione Europea e Stati Uniti alla Russia rendono probabile un ulteriore grave rottura delle supply-chain, con effetti di estrema serietà anche sotto il profilo dell’accesso a prodotti falsi e della complessa tutela della proprietà intellettuale.
I numeri, confermati anche dal rapporto in esame, ci descrivono un fenomeno criminale con un impatto considerevole non solamente per i titolari di diritti di proprietà intellettuale ma anche per la salute e sicurezza dei consumatori – i rischi derivano dai metodi di fabbricazione, dal ricorso a determinate materie prime e componenti – e l’ambiente – che per le medesime ragioni viene quotidianamente compromesso, anche nel momento del sequestro, quando il sistema di smaltimento, nella maggior parte dei casi, si concentra sulla combustione del prodotto-rifiuto.
Forti di questi dati, la speranza è che l’opportunità concessa dal ciclo EMPACT per il contrasto ai crimini internazionali che colpiscono gli Stati Membri venga veramente colta, auspicando una maggiore attenzione alla lotta contro la contraffazione.
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