L’intervista al Viceministro Pichetto Frattin
di Lucia Toffanin
In questo numero della nostra newsletter abbiamo il piacere di ospitare un’intervista al Viceministro Pichetto Fratin in merito alle linee programmatiche in materia di tutela della proprietà intellettuale e contrasto alla contraffazione da parte del MISE.
La proprietà intellettuale (PI) riveste un ruolo fondamentale e caratterizzante delle economie dei Paesi più avanzati. Rispetto all’Italia, quale ritiene sia il ruolo che la PI gioca per il sistema produttivo e rispetto al posizionamento dell’Italia sul mercato europeo e internazionale?
La crescente necessità per le imprese di competere sul mercato globale utilizzando innovazione, tecnologia e creatività come asset strategici, evidenzia sempre di più il ruolo fondamentale, in Europa e nel mondo, di un sistema efficiente di proprietà intellettuale. Anche la crisi pandemica ha ulteriormente ricordato l’importanza di norme e strumenti efficaci in materia di Proprietà intellettuale.
I prodotti e i processi industriali si basano sempre più su beni immateriali protetti da Diritti di Proprietà Intellettuale (DPI). Le industrie nei settori ad alta intensità di DPI rappresentano quasi il 45 % del PIL europeo (in Italia la percentuale sale al 47%) e contribuiscono direttamente alla creazione di quasi il 30% di tutti i posti di lavoro (in Italia del 31,5%).
In termini di performance di impresa, le aziende titolari di DPI conseguono in media un fatturato per dipendente del 20% superiore rispetto alle aziende che non detengono DPI. Il rapporto positivo fra la titolarità di DPI e la performance economica è particolarmente evidente nel caso delle PMI.
Resta fermo l’impegno del MiSE e del Governo affinché la valorizzazione e la tutela della PI rappresentino un asse portante della politica e dello sviluppo industriale del Paese. Ed è proprio in tale direzione che il MISE ha adottato, con DM del 24 giugno scorso, le “Linee di intervento strategiche sulla proprietà industriale per il triennio 2021–2023”, documento di programmazione delle politiche e strategie nazionali in materia per il rafforzamento della protezione e dell’applicazione della proprietà intellettuale, in linea con gli obiettivi indicati a livello comunitario.
Occorre, in prospettiva inversa, anche tutelare il tessuto imprenditoriale dalla concorrenza sleale della filiera contraffattiva. E’ in tal senso che il rinnovato Consiglio Nazionale per la Lotta alla Contraffazione e all’ItalianSounding (CNALCIS), istituito presso il MiSE, ha identificato alcuni settori su cui intervenire prioritariamente: la tutela della salute, il commercio online, il tessile-moda e l’agroalimentare. Si tratta di priorità individuate per il loro significativo contributo alla crescita e allo sviluppo dell’economia italiana, ed anche di particolare rilevanza ed attualità in relazione alle sfide e alle minacce acuitesi durante la fase emergenziale legata al Covid.
Il PNRR include, tra i diversi ambiziosi obiettivi, anche una riforma del sistema di tutela della proprietà industriale e in questa direzione sono volte le “Linee di intervento strategiche sulla proprietà Industriale per il triennio 2021-2023” contenute nel decreto firmato dal Ministro Giorgetti lo scorso giugno. Guardando al contenuto di questo documento attuativo del PNRR, come si sta muovendo il Governo rispetto alla finalità di migliorare l’assetto di protezione della PI attraverso, tra le altre cose, la revisione del Codice di Proprietà Industriale?
La riforma della proprietà industriale, contenuta nelle già citate “Linee di intervento strategiche sulla proprietà industriale per il triennio 2021–2023”, è stata il primo provvedimento del PNRR avviato dal Mise il 24 giugno scorso. Alla misura è destinato un finanziamento straordinario di 30 milioni di euro, con l’obiettivo di realizzare un pacchetto di interventi finalizzati a promuovere e tutelare la proprietà intellettuale nell’ambito della digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo. Il perseguimento dell’obiettivo di un adeguato e moderno sistema di protezione della proprietà industriale non può prescindere dalla valutazione di opportune modifiche alle disposizioni del Codice della Proprietà Industriale, ad esempio per semplificare e accelerare le procedure di acquisizione e digitalizzazione delle domande, estendere le possibilità di utilizzo del sistema di deposito telematico dell’UIBM e ridurre il flusso cartaceo. Tra le altre norme, si intende poi promuovere una migliore armonizzazione delle tutele delle II.GG. agricole nel quadro di una più ampia collaborazione col MIIPAAF, anche attraverso l’eventuale rafforzamento del contesto normativo di riferimento. Si prevede inoltre – come richiesto dal mondo accademico e della ricerca – la modifica della norma relativa alla titolarità delle invenzioni maturate in ambito universitario e presso gli enti pubblici di ricerca.
Nel processo di elaborazione della nuova normativa vengono coinvolti gli stakeholder istituzionali, come già fatto in occasione della consultazione pubblica che ha preceduto la pubblicazione delle “Linee strategiche”. Con riferimento agli evidenti vantaggi del Brevetto Unitario per i titolari di diritti e le imprese, qual è la sua opinione sull’opportunità di individuare in Milano la sede del Tribunale Unificato?
Con l’uscita, nel 2020, del Regno Unito dall’UE e, conseguentemente, anche dall’Accordo internazionale per l’istituzione del Tribunale Unificato dei Brevetti (TUB), è indiscusso che ora l’Italia sia il terzo Stato membro UE, dopo Germania e Francia, con il maggior numero di brevetti europei in vita nel 2012, in base a quanto prevede l’accordo TUB. L’Italia rappresenta il quarto paese UE per il numero di brevetti europei depositati e concessi in sede EPO. Pertanto, il nostro paese può e deve legittimamente aspirare ad ospitare nel suo territorio la sezione della sede centrale del TUB (con specializzazione nei settori della chimica, metallurgia e «necessità umane»), sezione che prima era stata assegnata a Londra. L’attività di lobbying politica e diplomatica a tal fine è in corso da oltre un anno, sotto il coordinamento del MAECI. Milano è la candidata naturale a ricoprire tale ruolo, alla luce del primato nazionale che la città, e più in generale la regione Lombardia nel suo complesso, già vanta nel settore dei brevetti e del relativo contenzioso, dell’innovazione, della ricerca e sviluppo, nonché tenuto conto delle eccellenze locali, in termini di imprese, start-up e centri di ricerca. Milano, peraltro, è stata già designata ad ospitare la sede locale del TUB in Italia. Il 2022 sarà quindi un anno decisivo per conseguire tale obiettivo, imponendosi con determinazione sull’ Unione europea, ora che la fase di applicazione provvisoria dell’accordo TUB è iniziata dal 19 gennaio scorso.
È di recentissima attivazione il fondo “Ideas Powered for business”, il regime di sovvenzioni pensato dall’Ufficio Europeo per la Proprietà Intellettuale (EUIPO) per sostenere le piccole e medie imprese nella protezione della loro proprietà intellettuale. Considerato il tessuto industriale nostrano, principalmente costituito proprio da PMI, quali obiettivi si pone e quali misure sta mettendo in campo il Governo per dare supportare a queste realtà? Come sa INDICAM, con altre realtà confindustriali, sta portando avanti la proposta di istituzione di un credito d’imposta per sostenere i costi legati alla protezione della PI soprattutto nel commercio online possa rappresentare un meccanismo virtuoso ed efficace?
Le PMI italiane sono state tra le principali beneficiarie delle sovvenzioni EUIPO del fondo PMI 2021, il che denota un interesse sul tema della protezione industriale da parte anche di micro e piccole imprese.
Per quanto riguarda le misure di aiuto in favore delle PMI nel nostro Paese, il MiSE già da anni sostiene i percorsi di valorizzazione dei titoli di proprietà industriale, con le misure Brevetti+, Disegni+ e Marchi+ che hanno riscosso un fortissimo successo, anche durante il difficile periodo della pandemia. Da ultimo ha attivato anche una nuova misura, il voucher 3i, riservato alle start up innovative per sostenere i percorsi di brevettazione. Nel corso degli anni si è riscontrato un incremento del ricorso da parte delle PMI a questi strumenti, a testimonianza dell’accresciuto interesse per la proprietà industriale. Dette misure rappresentano un caposaldo delle già citate “Linee strategiche” del MiSE.
Un altro tema piuttosto “caldo” è quello che ruota intorno alla Proposta di Regolamento “Digital Services Act”, il regolamento sui servizi digitali sui quali in Unione Europea si sta giocando una partita piuttosto accesa, soprattutto tra titolari di diritti e piattaforme. La posizione dell’Italia si è fatta sentire a più riprese e lo stesso Presidente Draghi ha affermato durante le dichiarazione su un Consiglio Europeo al Senato che la convinzione del Governo italiano è che “quello che è illecito offline debba essere illecito anche online”. Cosa pensa del dibattito che si sta svolgendo a Bruxelles in questi mesi e cosa ritiene riusciranno ad ottenere le imprese e i consumatori che allo stato attuale rischiano continuamente di imbattersi in prodotti illegali sul web?
La Proposta di Regolamento europeo “Digital Services Act” nasce dalla forte esigenza di innovare la disciplina dei contenuti illeciti online, tenuto conto che la normativa vigente è la direttiva E-commerce, risalente addirittura al 2000.
L’Italia partecipa anche con le direzioni competenti del MiSe alle concertazioni in corso sul DSA con grande attenzione, proprio guidata dal principio ribadito dal presidente Draghi: “Quello che è illecito offline deve essere illecito anche online”. Le riforme in atto, che suscitano giustamente grandi aspettative tra gli stakeholders, porteranno certamente strumenti più effettivi di coordinamento e una maggior certezza del diritto, migliorando i flussi informativi, l’interoperatività e l’attività di enforcement transnazionale.
Al termine dell’iter della Proposta, le imprese e i consumatori potranno contare su una tutela più puntuale ed un mercato digitale più trasparente, con maggiore tracciabilità ed un preciso sistema di segnalazione e rimozione dei contenuti illeciti. Questa riforma renderà dunque l’esperienza online sempre più sicura per i cittadini, creando al contempo opportunità e scenari favorevoli per tutte le nostre imprese.
Consapevoli della diffusione dei fenomeni della contraffazione online il CNALCIS ha inserito nell’Agenda di azione 2021-2023 il commercio online. Oltre, come detto, la rapida attuazione del Digital Services ACT, crede che si possa arrivare a stipulare appositi accordi e specifiche intese per responsabilizzare maggiormente le piattaforme e tutelare i titolari di diritti e consumatori?
Gli ingenti rischi causati dalla crescente diffusione della contraffazione online a danno di imprese, titolari dei diritti di Proprietà Industriale e consumatori, in aggiunta alle minacce acuitesi durante la fase emergenziale legata al Covid, hanno indirizzato il Consiglio verso la necessaria scelta di mettere al centro della propria azione il mercato del falso online. A tal fine stiamo già calendarizzando un ciclo di audizioni, ad iniziare dalle principali piattaforme di e-commerce e sistemi di pagamento, proprio per favorire la stipula di accordi volti a prevenire la messa online di contenuti illeciti o la loro rapida rimozione. Tali accordi su base volontaristica potranno utilmente integrare le previsioni normative oggi in discussione in ambito europeo.
Una battuta finale ancora sul CNALCIS. Il Consiglio rappresenta un fondamentale strumento di confronto tra stakeholder, ma anche di azione concreta per la lotta alla contraffazione e all’Italian Sounding. Sono stati di recente convocati i tavoli di lavoro, che opportunità rinviene in queste occasioni di scambio tra differenti attori e a quali aspetti bisognerebbe secondo lei dare maggiore priorità, al fine di offrire una linea strategica di contrasto incisiva?
Il Consiglio è senz’altro il contesto ideale in cui moltiplicare l’efficacia delle iniziative di prevenzione, contrasto e repressione, puntando a valorizzare ogni occasione di confronto tra attori pubblici e privati. In quest’ottica i tre Gruppi di Lavoro (Prevenzione, Repressione e Legislativo) sono stati costituti per dare rapida operatività alle indicazioni strategiche del Consiglio, contando su competenze diversificate ma tutte indispensabili in considerazione della complessità delle sfide che devono essere affrontate a tutela della competitività delle nostre imprese.
Stiamo ad esempio già definendo contenuti e modalità di una vasta campagna di comunicazione rivolta principalmente ai giovani. In questo ambito, è fondamentale il supporto delle associazioni dei consumatori e dei titolari dei diritti di Proprietà Industriale al fine di individuare i messaggi ed i testimonial più efficaci. Stiamo inoltre lavorando con le forze dell’ordine e le altre agenzie preposte alla repressione, a migliorare i flussi informativi favorendo ogni possibile sinergia d’azione anche tra livello centrale e livello locale e puntiamo, sempre con l’apporto di diverse amministrazioni, forze dell’ordine e rappresentanti di imprese e consumatori, a migliorare il quadro normativo a supporto della lotta alla contraffazione.
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