Gestire una startup tecnologica in tempi di Covid: la luce in fondo al tunnel
Già in tempi non sospetti, aprire un’azienda a vocazione tecnologica in Italia era considerata una scelta audace. Farla crescere in tempi di Covid può sembrare una vera e propria follia.
Eppure, noi italiani siamo famosi in tutto il mondo per il nostro spirito imprenditoriale: sappiamo cavarcela in qualunque situazione. Siamo poliedrici, ci adattiamo, riconvertiamo le nostre abilità e, alla fine dei conti, riusciamo sempre a farcela.
Mi chiamo Marco Bozzola, sono laureato in Informatica e questa è la storia della mia piccola startup, Relio Labs. Ho scelto questa ragione sociale partendo da “Relio”, un prodotto da me ideato ancora nel lontano 2015. All’epoca ero programmatore e consulente di sicurezza informatica in una grande azienda bresciana. Lavoro appagante, buone possibilità di crescita. Cosa volere di più? La risposta è semplice: lavorare per il sogno di qualcun altro, alle volte, non è abbastanza.
Sono sempre stato una persona poliedrica e un amante della conoscenza in senso lato. Professionalizzarmi verticalmente, sviluppando competenze in un ambito applicativo molto ristretto, mi ha sempre spaventato. Così, un po’ per gioco, un po’ per sfida, decido di ideare il mio primo prodotto. Per quasi due anni ho investito sulla mia idea spendendo, di notte, quello che guadagnavo di giorno con il lavoro da dipendente. La luce per me è passione ancestrale: fin da bambino ero visceralmente affascinato da tutto ciò che emetteva luce. E come spesso accade, dalla passione nasce la competenza. Così è nato Relio, un prodotto illuminotecnico rivolto ai professionisti nel mondo del cinema e della fotografia.
Un desiderio ambizioso: creare il più piccolo emettitore luminoso in grado di replicare la luce solare, in termini di qualità, purezza e resa naturale del colore. L’ho pensato modulare, come segno di rispetto nei confronti di una clientela che non conoscevo ancora. L’ho pensato riparabile, consapevole che i miei primi clienti sarebbero stati degli entusiasti, degli smanettoni, dei sostenitori, ancor prima che dei compratori. L’ho pensato bello, perché volevo che fosse uno specchio delle mie passioni (e anche delle mie paure). E ho scelto di produrlo in Italia, perché non c’è niente di più bello che coinvolgere il proprio tessuto sociale per dar vita ai propri sogni.
Negli anni Relio è timidamente riuscito a ritagliarsi una fetta di mercato nell’ambìto mondo dell’illuminotecnica d’avanguardia, anticipando e aprendo una fetta di mercato ancora inesplorata.
Ho vinto molti premi di design industriale (medaglia d’Argento agli A’Design Award 2015, medaglia d’Oro agli A’Design Award 2020, vincitore assoluto nella categoria imprese emergenti al Concorso di Design Industriale dell’Unione Europea 2021) e il plauso di famosi personaggi nel mondo della fotografia d’avanguardia, così come ho collaborato con patrocini tecnico-scientifici a operazioni di fotografia archeologica e museale con diverse Università italiane. Pensate: con Relio abbiamo illuminato alcuni disegni a mano libera di Leonardo da Vinci, a scopo di ricerca scientifica. Quei disegni che vedevo e studiavo nei libri di Storia dell’Arte, che mai avrei pensato di vedere e (quasi!) toccare dal vivo. Ma la strada non inizia mai con una discesa… se così fosse ci sarebbe da preoccuparsi!
Relio per molti anni ha sofferto di una forte crisi di identità: un problema noto a tutte quelle imprese che nascono per la passione del loro fondatore. Nonostante i premi, i riconoscimenti e i plausi, Relio è rimasto un prodotto fuori dal coro, di difficile collocazione commerciale perché, nel voler essere troppo, era diventato troppo poco. I clienti compratori erano pochi e troppo di nicchia. L’importanza di una buona comunicazione di marketing, così come di un buon targeting di mercato, è più determinante di quanto crediamo. “Vendi soluzioni, non prodotti” è il consiglio che tanto sentiamo ripetere quando ci affidiamo ai guru del marketing. Con questo mantra in testa, il cambiamento ha avuto inizio. La svolta è arrivata nel 2019, quando ho ristrutturato completamente l’offerta dei prodotti Relio, trasformandoli da “strumento illuminotecnico professionale, adatto per tutto e per tutti” a “kit di illuminazione professionale per una serie di utilizzi molto specifici”.
Ho lanciato una campagna di finanziamento in formula non-equity crowdfunding — una campagna Kickstarter, per i più pratici — in cui il prodotto veniva offerto come la soluzione definitiva a una serie di scenari in cui l’offerta dei prodotti concorrenti era carente. Il risultato è stato apprezzabile: 200.000€ raccolti in 30 giorni, migliaia di ordini in arrivo e una brand-recognition internazionale di tutto rispetto.
Ecco allora imparata la lezione: dai guai si può uscire in due modi, scappando oppure trasformandoli in forza motrice per la riconversione di un pasticcio in una nuova opportunità.
Partendo da un prodotto, Relio, tanto nobile quanto impegnativo, ora mi occupo anche di consulenza strategica, progettazione conto terzi, creazione e gestione di proprietà intellettuale, aggregazione di talenti, perizie informatiche e tecnologiche. Tutto continuando a mantenere in vita la linea di prodotti Relio, non più fulcro dell’impresa ma parte vitale di un ciclo di eccellenza tutta italiana.
In tempi di Covid, con carenza di materia prima, incertezza sull’andamento del mercato e difficoltà logistiche, la scelta migliore è investire sulla propria formazione e dare ampio respiro ad attività di ricerca e sviluppo innovative.
Finalmente si spiega il nome della mia nuova startup: “Relio” è diventato “Relio Labs”, perché il Continuous Improvement trova terreno fertile nei periodi di maggiore incertezza.
Ricordiamoci che non esiste il manuale del perfetto imprenditore, così come non ci sono regole per avere garanzia che proprie idee avranno successo. Le persone brave imparano dai propri errori, quelle ancora più brave imparano dagli errori altrui. Per questo amo raccontare la mia storia a chi me lo chiede: un approccio analitico ai propri sbagli è sempre occasione di crescita personale, sia per chi racconta, sia per chi ascolta.
Qualche consiglio per iniziare a fare impresa?
Imparate a fare tutto da soli e poi decidete cosa delegare. Affidare responsabilità ad altri sarà difficile, specialmente quando le vostre passioni personali saranno coinvolte. Imparate dai vostri errori e agite affinché i danni che farete — perché ne farete, certamente! — siano limitati e risolvibili senza troppi rimpianti. Rischiate, perché senza una dose di paura non si impara niente e si spiana solo la strada a un grande fallimento futuro, che non saprete gestire né logisticamente né mentalmente. Non fossilizzatevi su un singolo prodotto, e se lo fate non partite da un top di gamma, la cui gestione è sempre impegnativa. Imparate a lasciar andare le attività, le passioni e le paure che frenano la vostra produttività.Ancor meglio, piuttosto che abbandonarle, imparate a riconvertirle in qualcosa di fruttifero: chi rifugge perde per strada grandi e irripetibili lezioni di vita.
Tutto è, nell’intimo, idea valida e profittevole, ma dovete sviluppare la capacità di essere selettivi e onesti con voi stessi, così che dal caos possa nascere una linea di pensiero pulita, coerente ed essenziale. Amici e network di contatti sono le vostre strutture portanti: non lavorate mai, mai e poi mai da soli.
Buona fortuna!
Se volete conoscere meglio Relio, visitate www.relio.it
Per qualche altra informazione su di me, andate qui: www.relio.it/about
Marco Bozzola
Relio Labs CEO
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